lunedì 16 marzo 2009

Razzismo di stato, di Anna Maria Rivera, Il Manifesto, 13 marzo 2009

La «preferenza nazionale» era uno slogan del Front National francese in voga negli anni '80. Ma il Front National è un partito di estrema destra che mai è stato accolto in un governo. Che oggi siano due ministri della Repubblica italiana - prima Bossi, oggi il più compassato Sacconi - a proporre la preferenza nazionale, rispettivamente sulla casa e sui lavori stagionali, è cosa che fa rabbrividire. Non solo ci conferma ciò che temiamo: l'uscita a destra dalla crisi. Ma ci prospetta che la torsione reazionaria sarà perseguita attivamente e incoraggiata.
Il disegno è chiaro e riecheggia le fasi più cupe della storia del Novecento. Già oggi ne è in atto un dispositivo fondamentale, quello che mira a dirottare l'incertezza del futuro e il disagio popolari verso i più deboli fra i deboli: i rom e i migranti più precari. La costruzione dell'«emergenza-stupri», con il corollario forcaiolo di innocenti mostrificati e additati tramite i media al pubblico ludibrio, a questo serve: ad aizzare il «razzismo dei piccoli bianchi», così che coloro che vedono minacciati i propri scarsi privilegi possano sfogare frustrazione e rabbia su coloro che sono socialmente più vicini ma un po' più in basso.
La gestione autoritaria e razzista della crisi economica esige uno stato di eccezione permanente. E questo colpisce non solo stranieri e minoranze, ma gli stessi cittadini italiani maggioritari. Il pacchetto-sicurezza contiene misure persecutorie contro gli «estranei» ed anche norme miranti a reprimere il dissenso, il conflitto sociale, la libertà di espressione. Fino a conferire al ministro dell'Interno la facoltà di sciogliere gruppi «eversivi» e di oscurare siti telematici che invitino «a disobbedire alle leggi». In questa strategia, il circolo vizioso del razzismo di Stato - razzismo mediatico, xenofobia popolare - occupa un posto centrale: si reprime il dissenso e il conflitto sociale e nel contempo, con l'aiuto decisivo dei media, si additano capri espiatori verso i quali è possibile indirizzare la protesta di ceti popolari colpiti dalla crisi economica. I capri espiatori a loro volta sono resi più vulnerabili ed attaccabili dagli effetti della crisi, dalla privazione della casa e del lavoro, ma soprattutto da norme persecutorie che mirano ad umiliarli, emarginarli, de-umanizzarli, negando loro diritti umani elementari: il diritto alla salute e alla famiglia, il diritto di mandare del denaro a casa e perfino di riconoscere i propri figli...
Ci sono modi e modi per uscire da una crisi che, certo, è globale ma si riflette in modo particolarmente pesante su paesi, come l'Italia, devastati da politiche neoliberiste e dalla debolezza e incoerenza dei sistemi di protezione sociale. Obama cerca d'indicare l'uscita della solidarietà e della coesione sociale, dell'incremento dei diritti dei più deboli, della difesa delle minoranze. La destra che ci governa e i poteri che rappresenta additano la strada della «cattiveria» e del razzismo, sperando così che rancori e conflitti orizzontali permettano loro di restare in sella. È accaduto più volte nel corso della storia. Ma il fatto che sia uno schema classico non ci rassicura affatto.

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