giovedì 7 maggio 2009

07.05.09, Nabruka Mimuni stanotte si è uccisa nel Cie di Ponte Galeria.

Nella notte, nel Cie di Ponte Galeria è morta una detenuta tunisina. Si chiamava Nabruka Mimuni e aveva 44 anni. Ieri sera le hanno comunicato che sarebbe stata espulsa e questa mattina le sue compagne di cella l'hanno trovata impiccata in bagno. Da quel momento le recluse e i reclusi di Ponte Galeria sono in sciopero della fame per protestare contro questa morte, contro le condizioni disumane di detenzione, contro i maltrattamenti e contro i rimpatri. Nabruka lascia un marito, e un figlio. Era in italia da più di 20 anni. È stata catturata due settimane fa dalla polizia mentre era in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno.

Se dobbiamo dare un nome a chi l'ha uccisa, non basterebbero le poche righe che abbiamo a disposizione. Del resto, almeno qualche nome di questa lista lo conoscete già: intanto il ministro Maroni, che questa mattina si vantava della gente deportata in Libia senza neanche passare dai porti italiani; poi il partito del Ministro, e tutto il suo governo, che si apprestano a portare di nuovo a sei mesi il tempo di reclusione nei Centri di identificazione ed espulsione; e ancora la
Croce rossa italiana, che gestisce il centro di Roma Ponte Galeria e diversi altri lager in Italia; e giù giù, tutte le brave persone che applaudono alle retate, che si radunano nelle strade ad urlare
"espulsioni, espulsioni!" e che sputano rancore ad ogni passo.

Ascolta l'intervista ad una sua compagna di cella raccolta da Radio Blackout di Torino:
http://piemonte.indymedia.org/article/4879

(http://piemonte.indymedia.org/attachments/may2009/diretta_cie_roma.mp3)

Nel frattempo stanno per approvare il pacchetto sicurezza con il reato di clandestinità e il prolungamento della detenzione per gli immigrati fino a sei mesi.

Copio qui un commento di Fulvio Vassallo Paleologo al rimpatrio forzato degli immigrati che sono stati dirottati in Libia senza che fosse stata verificata ne' la provenienza ne' la eventuale necessità di richiesta di rifugio politico:

"Il ministro Maroni è riuscito a deportare in Libia, da dove erano partiti, i migranti soccorsi ieri nel Canale di Sicilia. Anche se tra loro c’erano 40 donne e un numero imprecisato di minori, già vittime di abusi in quel paese. E’ il prezzo della «sicurezza».

Si è quindi riusciti a «forzare» il protocollo di intesa tra Italia e Libia del dicembre 2007, con Prodi al governo, poi ripreso dagli accordi sottoscritti a Tripoli nell’agosto del 2008 da Gheddafi e Berlusconi e ratificati dal Parlamento a febbraio scorso con il voto favorevole del Pd.
Siamo arrivati ai respingimenti «sommari» in mare, vietati dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra e dall’art.3 della Convenzione europea dei diritti umani. E’ irrilevante per il governo che ad attraversare la Libia siano soprattutto potenziali rifugiati.

Maroni sbaglia quando dice che questa operazione non ha precedenti.
Nel 2005 l’Italia era stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo proprio perché aveva effettuato respingimenti collettivi, con voli militari e charter da Lampedusa a Tripoli e Misurata, dei migranti sbarcati a Lampedusa dall’ottobre del 2004.
Nei mesi successivi l’Italia aveva finanziato voli di deportazione dalla Libia verso i paesi di origine.

Con questa nuova operazione di «rimpatrio», ci sono tutti gli estremi per una nuova denuncia alla Commissione europea. Occorre fare presto. Perché le partenze continuano e continueranno, come è confermato anche oggi dallo sbarco sulle coste siciliane di un elevato numero di migranti, fuggiti prima dell’arrivo della polizia. Proprio mentre le motovedette della Guardia costiera della Finanza riconsegnavano alla polizia libica i 224 naufraghi «recuperati»."

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