martedì 19 maggio 2009

UN ALTRO OMICIDIO DI STATO A ROMA

Dopo l’assassinio di Soudami (24 anni), il 18 marzo scorso nel CIE di Ponte Galeria, a causa di un arresto cardiaco provocato dalle violenze della polizia e dell’ignavia della croce rossa.
Dopo il suicidio di Nabruka Mimuni (44 anni), nella notte tra il 6 e il 7 maggio sempre nel CIE di Ponte Galeria, in seguito alla notizia della sua espulsione dall’Italia, dove viveva da 20 anni.
La storia di MANSOUR Mohammed (29 anni), scappato dall’inferno afgano e venuto in Italia (proprio uno dei paesi che dalle sue parti esporta democrazia!!!) in cerca di asilo, pace e lavoro.
Ha avuto riconosciuto lo status di rifugiato politico ma ...lavoro, casa, una vita dignitosa, si sono rivelati solo un sogno … come per molti altri in questo paese. Poi il 9 Aprile 2009 Mansour si ammala, ha sempre mal di testa e le pillolette del medico di base, prescritte senza nemmeno fare un accertamento, non fanno passare il dolore continuo e persistente. Mansour è sempre stanco e dolorante e decide di andare all’ospedale Sant’ Andrea. Lo ricoverano, gli fanno frettolosamente una TAC e poi via, scaricato in un reparto qualsiasi, abbandonato dove c’è un posto letto. Passano i giorni e non succede nulla, nessuno si cura di un paziente che nessuno cerca, che parla una lingua incomprensibile, che non è devoto alla chiesa di turno. Gli amici preoccupati lo rintracciano a fatica dopo 8 giorni dal ricovero. Mansour sta sempre peggio, sragiona, ma i medici continuano a dire che non è nulla di grave, convinti che si tratti sicuramente di una patologia psichiatrica. Nessuna umiltà da parte degli scienziati della medicina. Loro sanno, loro capiscono, loro decidono…Mansour e i suoi amici sono italiani e stranieri senza potere. Mansour viene curato solo con sedativi e ormai sono passati 11 giorni dal ricovero. Cade in coma. E finalmente si accorgono che sta male sul serio. Diagnosi: meningite di tipo tubercolare chiuso. Lo rianimano, ma ormai le lesioni cerebrali saranno permanenti. Mansoor non c’è più. O meglio c’è il suo corpo ferito. Ma i suoi occhi, la sua speranza di vita migliore sono ormai perduti. Anche se si dovesse svegliare dal coma è facile intuire che nulla sarà come prima per lui e i suoi amici. E sarebbe bastato solo intervenire prima, con alcuni antibiotici e un po’ di umanità in più. Ma Mansoor è straniero, povero, solo. E in questa società razzista, xenofoba e classista questo è più che sufficiente per essere prima ucciso e poi dimenticato nel silenzio. Nel frattempo Governo e Regioni sono impegnati nella discussione del nuovo “Patto per la Salute”. Il governo ridurrà ancora il finanziamento dello Stato alle Regioni per il Servizio sanitario nazionale. L'ultima manovra finanziaria prevede infatti tagli per 5 miliardi di euro in due anni e questo rischia di far saltare anche i livelli essenziali di assistenza. In questo quadro generale non interessa sapere quale medico abbia sbagliato, non servono nomi da gettare in mano alle forche mediatiche per la propaganda elettorale. Questo, con i loro lutti di circostanza, lo facciano gli sciacalli dei partiti, della croce rossa, delle cooperative che fungono da luoghi di scambio tra posti di lavoro e voto. Non sarà un medico in meno a cambiare o invertire la tendenza della società capitalista ad ucciderci di o in assenza di farmaci, di lavoro o nei lager di stato.

PER UNA SOCIETA’ SENZA CONFINI,
SENZA SFRUTTATI NE’ SFRUTTATORI

COMITATO DI LOTTA QUADRARO
NON TACERE
R.A.M.I.

Nessun commento:

Posta un commento